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Da più parti si legge che nella famosa Corsa del Siero fatta per portare a Nome il vaccino per curare la difterite, il famoso Balto compì solo il tratto finale del percorso, mentre il cane che da leader della muta compì quasi tutto il terribile percorso, per poi ingiustamente cadere nell'anonimato, fu altro cane dello stesso musher: Togo. Questo è in parte vero, Togo compì quello che in assoluto fu il tragitto più lungo, ma non certo tutto il percorso. Per fare chiarezza su quella che è stata una pagina fondamentale per la storia recente dei cani da slitta, occorre perciò precisare alcune cose.

Sì, perchè se è vero che la statua al Manhattan Central Park è dedicata a Balto, come i vari film sulla Grande Corsa a Nome, è altrettanto vero che c'è in atto una sorta di revisionismo da parte di diverse persone "interessate" che vogliono far passare Balto come un ingiusto usurpatore della gloria che spetterebbe solo al grandissimo Togo.

Come sempre, la verità� sta a metà� strada: chi scrive che Balto non fu il vero eroe della "corsa", scrive cose in parte giuste e in parte sbagliate... chi dice che fu Togo il vero eroe della corsa, allo stesso modo, dice una cosa sia giusta che sbagliata. Eroi furono tutti quegli uomini e cani che per salvare altri uomini s'impegnarono in una corsa contro il tempo e contro il clima più estremo che si possa trovare in zone... "abitate". Balto e Togo sopravvissero a quell'impresa... altri cani, di cui non sappiamo nemmeno i nomi, no... furono per questo meno eroi

Se è vero che Balto è stato glorificato ben più di quello che si meritava, perchè c'è chi lo denigra arrivando persino, come negli States, a chiedere la rimozione della sua statua dal Central Park? Come spesso accade, la risposta riguarda una questione di razze, o meglio di esaltazione delle razze, dove l'ignoranza e la malizia la fa da padrone. Il fatto, in definitiva, è che Balto "sarebbe" stato un Alaskan Malamute e Togo "sarebbe" stato un Siberian Husky, quindi a seconda di chi riferisce la storia, malamutista o huskista, le versioni cambiano.

Però questi signori spesso non riferiscono la cosa più importante, ovvero che non v'è certezza su che razza fossero quei cani!

Partiamo dall'inizio: era una epoca buia e tempestosa, era l'epoca della corsa all'oro, nelle fredde e ghiacciate lande dell'Alaska, luoghi i cui nomi ci ricordano Zio Paperone, come il Klondike, o lo Zanna Bianca di Jack London, come le distese dell'Athabaska e il fiume Yukon. I cani, all'epoca, erano veramente i migliori amici dell'uomo, anzi... gli uomini che ben poco potevano fidarsi dei loro simili affidavano la loro vita a queste splendide creature. I cani presenti in Alaska nella corsa all'oro erano di tante razze, come tanti erano gli incroci. Tuttavia, con l'esperienza maturata in quel clima rigidissimo, i musher e i cercatori impararono ben presto che i cani che meglio rispondevano alle loro esigenze erano quei mezzi lupi che vivevano con le popolazioni eschimesi. Quindi parliamo di Siberian Husky e di Alaskan Malamute, ovviamente... sì, ma anche no.
Nelle storie delle varie razze spesso e volentieri, chi scrive, abbellisce i fatti storici o, meglio, sottolinea certi aspetti e ne tace altri. Quindi è verissimo che all'epoca in Alaska c'erano Husky e Malamute, come è altrettanto vero che gli eschimesi "Ciucki" arrivati da oltre lo stretto di Bering e i "Mailemiut" del grande Kotzebue Sound avevano selezionato, nel corso dei secoli, i cani che meglio si adattavano alle proprie esigenze. E' verissimo che le due razze presentavano, all'epoca, parecchie somiglianza e tante differenze. Non è vero che i cani dell'epoca fossero distinti tra loro in due razze così diverse come lo sono oggi e, neppure, che fossero uguali ai cani che conosciamo oggi. Guardare le foto dell'epoca di Balto, Togo e altri cani ci fa capire quanto diversi fossero dai loro discendenti! (www.seram.it). Inoltre, tra gli stessi Sibes e gli stessi Mals c'erano differenze molto profonde a seconda di quali tribù appartenessero: si, erano razze selezionate in relativa purezza, ma proprio questo fatto ha contribuito a creare differenze tra le varie linee di sangue. Ma il discorso qui è un altro, qui parliamo di gente che usava i cani, non li selezionava per fare delle mostre. Una grandissima musher ed allevatrice che divenne fondamentale per il riconoscimento delle due razze fu Eva Brunelle "Short" Seeley : i suoi malamute "Kotzebue" erano piccoli e agili, molto simili ai Sibes che allevava all'epoca. Anzi, la stessa Seeley si diede da fare per circa due decenni prima di iniziare a distinguere le due razze e lottare per i ricnoscimenti dell'AKC (American Kennel Club). Pensiamo quindi a che miscugli potessero fare i musher! All'epoca tutti Sibes e mals, come altri cani "nordici" venivano tutti accorpati in una unica grande categoria, gli "Eskimo" dog. Anzi, nei primi concorsi di bellezza, sotto questa categoria andavano indifferentemente sia Husky che Malamute: la stessa AKC non faceva differenze! Quindi all'epoca si parlava indistintamente di Eskimo dog o, meglio, di Huskies, termine che per di più aveva connotazioni dispregiative! Sone nel 1930 venne riconosciuta la razza Siberian Husky e solo cinque anni più tardi, fu ammesso il primo Alaskan Malamute nel registro ufficiale: Rowdy of Nome. Ovvero, dieci anni dopo la Grande Corsa del Siero
Questo, ovviamente, non vuole dire che non esistessero Husky e Malamute e che gli stessi non fossero diversi, ma che i musher spesso si riferivano indistintamente agli "husky" parlando degli uni o degli altri, come anche dei vari incroci. Sì, perchè non è che un musher facesse considerazioni sulla purezza quando incrociava i cani: faceva considerazioni basate solo sui suoi obiettivi. E' anche così che sono nati gli Alaskan Husky che sono, oggi, i veri protagonisti delle gare di sleddog. E' anche per questo che è difficile avere certezza sulla razza dei cani di ciascun team. Quando iniziarono a diffondersi le gare come la All Alaskan Sweepstakes i primi cani usato non erano per niente i nordici. Solo nel 1909 fece la sua apparizione un team di "Siberian Husky", anche se purtroppo non c'è nessuna certezza circa l'origine effettiva di quei cani, pare proprio che fossero i cani dei Ciukci, proprio perchè anche il famoso appassionato inglese, Fox Maule Ramsay, acquistò l'anno dopo settanta cani dai Ciukci e cominciò ad allenarli per la corsa successiva, presumibilmente sulla base delle informazioni avute dallo musher sconosciuto.
Negli anni successivi si diffusero team di "huskies", ma spesso erano sia di Sibes che di Mals che di incroci. Ripeto, se oggi è assolutamente vero che i grossi Malamute non sono competitivi nei confronti dei Siberian e, soprattutto, degli Alaskan Husky, all'epoca le differenze erano meno evidenti. Lo stesso grande musher Leonhard Seppiala, il proprietario sia di Balto che di Togo, che aveva acquistato in Siberia degli Husky, non ha mai chiarito se Balto fosse un Mal o un Sibe!
La considerazione di fondo è che non è corretto cercare di esaltare la razza Siberian Husky piuttosto che la razza Alaskan Malamute esaltando Togo o Balto!

La vera cronaca, come è stata ricostruita nel libro The Great Serum Race di Debbie S. Miller, poi citrato nel libro di Barbara Brooks come in altri. Il resoconto che segue invece l'ho preso dal sito del SERAM (www.seram.it) e, se non ricordo male, è stato tradotto della bravissima allevatrice Lisa Piccolo.

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Nome era una cittadina apparsa sulla mappa alla fine dell'800, nel periodo della grande corsa all'oro. Situata sulla penisola di Seward aveva una popolazione di oltre 20.000 abitanti. Quando l'oro finì, verso il 1925, contava soltanto una popolazione di 1.400 abitanti. Sette mesi l'anno Nome era isolata dal ghiaccio e la ferrovia più vicina era a 650 miglia di distanza (circa 1.050 km), nella città� di Nenana. Nome poteva comunicare con il resto del mondo tramite il telegrafo, un'invenzione nuova per quei giorni. Nonostante l'Alaska era uno stato americano, per la spedizione della posta si usavano delle strade percorribili soltanto con le slitte di cani, il tragitto che univa Ancorage a Nome era ed è chiamato tutt'oggi "Iditarod Trail". I migliori "musher" impiegavano un mese per completare questo tragitto. Il 20 gennaio 1925 una comunicazione arrivò via radio: "Nome che chiama... Nome che chiama... Abbiamo uno scoppio di difterite... No siero... Abbiamo urgente bisogno d'aiuto... Nome che chiama... Nome che chiama..." L'unico dottore di Nome, Dott. Curtis Welch, aveva diagnosticato alcuni casi di difterite, una malattia estremamente contagiosa che colpisce la gola ed i polmoni. Gli Inuit erano particolarmente vulnerabili; villaggi interi erano stati devastati dalle prime epidemie di morbillo ed influenza, il siero era estremamente urgente: "Seattle che chiama... Seattle che chiama... qui abbiamo siero disponibile... Gli aerei stanno per volare a Nome..." Ma l'inverno artico aveva scaraventato una bufera su Nome e le temperature precipitarono molto oltre sotto lo zero. Per motivi tecnici gli aerei dell'epoca non erano capaci di affrontare queste condizioni metereologiche: "Ancorage che chiama... Ancorage che chiama... Qui abbiamo localizzato 300.000 unità� di serio nel nostro ospedale... Il pacco può essere inviato a Nenana con il treno... Il peso del pacco è 20 libbre (9 kg)... Il pacco può essere inviato attraverso l'Iditarod Trail con squadre di cani..." Si! Anche se era il 20� secolo i problemi non potevano essere risolti con la tecnologia! Da anni ormai i coloni avevano dato fiducia a uomini coraggiosi e a cani forti, anche questa volta gli avrebbero dato la loro fiducia!
Il giorno successivo tre bambini erano morti a Nome a causa della difterite ed altri casi erano stati diagnosticati. Il tempo era una questione di vita o di morte! Rapidamente furono organizzate squadre di ricambio lungo la pista dell'Iditarod. Il 27 gennaio 1925 il siero arrivò a Nenana in treno ed il viaggio per Nome ebbe inizio...
William "Wild Bill" Shannon, da Nenana a Tolovana (52 miglia) guidò una squadra di nove Alaskan Malamute. Ricevette il siero alle 11.00 di sera con le istruzioni e partì da Nenana, oltre al respiro affannoso dei cani ed il rumore della neve solcata dalla slitta, non c'erano altri suoni sulla pista. La temperatura scendeva velocemente, 30� sotto lo zero quando Shannon partì, poi 35�, 40�, 45�, 50� sotto lo zero nell'oscurità� artica. Shannon era ormai completamente infreddolito quando diede il siero a Dan Green in Tolovana. Dagli archivi risulta che Shannon arrivò a Tolovana il giorno seguente a mezzo giorno, non ebbe incidenti durante il percorso. Wild Bill fu ucciso qualche anno dopo da un orso grigio.
Dan Green, da Tolovana a Manley Hot Springs (32 miglia) non ebbe difficoltà� significative durante il suo percorso, la temperatura era 30� sotto lo zero. Senza incidenti consegnò il siero al successivo team di Johnny Folger.
Johnny Folger, nativo Athabasca, da Manley Hot Springs a Fish Lake (28 miglia). La sua squadra viaggiò durante la notte, dagli archivi risulta che condusse la sua corsa con tempi record, ma non si sa esattamente quanto tempo impiegò per arrivare a Fish Lake per consegnare il siero a Sam Joseph.
Sam Joseph, natio della tribù di Tanana, 35 anni di età�, da Fish Lake a Tanana (26 miglia). Guidò una squadra di sette Alaskan Malamute, quando arrivò nella sua casa a Tanana la temperatura era a 38� sotto lo zero, aveva percorso 26 miglia in sole 2 ore e 45 minuti, soddisfatto dalla sua performance consegnò il siero a Titus Nikolai. Titus Nikolai, nativo Athabasca, da Tanana a Kalland (34 miglia). Non ci sono riferimenti sul team di Nikolai, lui consegnò il siero a Dave Corning a Kalland.
Dave Corning, da Kalland a Nine Mile Cabin (24 miglia). Anche sul team di Dave Corning non ci sono molti riferimenti, si sa che percorse il tragitto con il tempo record di 8 miglia l'ora e consegnò il serio ad Edgar Kalland.
Edgar Kalland, da Nine Mile Cabin a Kokrines (30 miglia).Edgar era stato musher per il servizio di posta e non commise errori nel tragitto, fu salutato da Harry Pitka a Kokrines.
Harry Pitka, in parte natio, da Kokrines a Ruby (30 miglia). Corse in una pista in buone condizioni con una squadra veloce di sette cani, la media fu di 9 miglia l'ora. Consegnò regolarmente il siero alla squadra successiva di Bill McCarty.
Bill McCarty, da Ruby a Whiskey Creek (28 miglia). Il cane leader del suo team era Prince, nonostante un brutto temporale la squadra corse ad un buon ritmo e consegnò il siero alle 10.00 di mattina del 29 gennaio ad Edgar Nollner. La temperatura era a 40� sotto lo zero. Edgar Nollner, 21 anni di età�, da Whiskey Creek a Galena (24 miglia). Il cane leader del suo team composto da sette Alaskan Malamute era Dixie di 8 anni. Edgar consegnò il siero a suo fratello George a Galena.
George Nollner, da Galena a Bishops Mountain (18 miglia). George era sposato da poco e lasciò la nuova moglie a Galena per partecipare alla grande corsa. Dagli archivi risulta che George usò lo stesso team di Edgar che aveva fatto le 24 miglia precedenti. Consegnò il siero a Charlie Evans.
Charlie Evans, metà� nativo Athabasca, 21 anni di età�, da Bishops Mountain a Nulato (30 miglia). Partì da Bishops Mountain alle 5.00 del mattino ad una terribile temperatura di 64� sotto lo zero. Arrivò a Nulato alle 10.00 del mattino, coprì 30 miglia in sole 5 ore. Il suo team era composto da nove cani, due erano stati presi prestito e soffrirono durante il viaggio, entrambi per il congelamento dell'inguine.
Tommy Patson "Patsy", nativo di Koyukuk, da Nulato a Kaltag (36 miglia). Patsy viveva a Nulato. Corse su una pista abbastanza diritta con base regolare, la pista usata per il trasporto della posta. Raggiunse la velocità� maggiore nella grande corsa, 36 miglia in sole tre ore e mezza con una velocità� media di circa 10-11 miglia l'ora. Jackscrew, nativo Athabasca, da Kaltag ad Old Woman Cabin (40 miglia). Jackscrew era un uomo di piccola statura conosciuto per la sua insolita forza. La neve e l'oscurità� precipitarono su di lui. Corse a piedi accanto al leader della muta per illuminare il percorso, finchè passò il Kaltag Divide dove cominciava una pista in discesa che andava verso Norton Sound. Arrivò ad Old Woman Cabin alle 9:10 di sera del venerdì. La sua media fu di 6 miglia all'ora circa per 40 miglia di pista difficile.
Victor Anagick, natio Eschimese, da Old Woman Cabin ad Unalakleet (34 miglia). Victor corse con un team di ben 11 cani. Percorse la pista di 34 miglia in 6 ore ed arrivò ad Unalakleet alle 3:30 del sabato mattina. Il Siero adesso era a 207 miglia da Nome.
Myles Gonangnan, natio Eschimese, da Unalakleet a Shaktolik (40 miglia). Dagli archivi non ci sono notizie su questa squadra che, comunque, consegnò il siero a Shaktolik al team di Henry Ivanoff. Henry Ivanoff era in parte Eschimese ed in parte Russo. Dopo solo mezzo miglio da Shaktolik la sua squadra si scagliò su una renna. Mentre districava i cani, l'eschimese russo chiamato Leonhard Seppala, il più grande musher nel territorio e Togo, uno dei più grandi cani del territorio, tornava indietro da Nome per andare incontro al musher che trasportava il siero, quando prese il siero andò a tutta velocità� giù per la pista.
Leonhard Seppala, da Shaktolik a Golovin (91 miglia). A 48 anni di età�, Leonhard condusse una squadra di Siberian Husky, i due leader erano Togo e Scotty. Leonhard aveva lasciato Nome con l'intenzione di intercettare il siero a Nulato. Non era a conoscenza delle numerose squadre di ricambio. Leonhard aveva lasciato Isaac's Point sul lato nord di Norton Bay la mattina. Avendo viaggiato 43 miglia molto difficili con un vento molto forte alle spalle. Quando intercettò Henry Ivanoff prese il siero, voltò la sua squadra e partì di nuovo lungo la pista, nel vento. La temperatura era 30� gradi sotto lo zero, affrontò di nuovo il vento forte e l'oscurità�. Per risparmiare tempo prezioso, Leonhard rischiò prendendo una scorciatoia sul ghiaccio risparmiando 20 miglia. La bufera di neve era accecante. Lui contò su Togo per tenerli al sicuro e non perdere le tracce della pista e non fu deluso. Ogni cane in un team ha un ruolo importante, ma è il leader che deve guidarli in salvo. Oltre ad avere coraggio e resistenza, un leader come Togo deve essere obbediente e deve avere un istinto misterioso per trovare la pista e per avere il senso del pericolo. La forza del vento minacciava la rottura del ghiaccio in qualsiasi momento. Togo li condusse attraverso una zona frastagliata, mentre il ghiaccio gemeva sotto la slitta. Solo tre ore più tardi, il ghiaccio si ruppe a Norton Sound. Sulla spiaggia nord di Norton Bay Leonhard fermò la slitta vicino ad un'igloo dove aveva passato la notte precedente. Mise i cani nel canile e li fece mangiare bene, poi prese dalla slitta il siero per riscaldarlo, sperando intanto che il temporale diminuisse. La domenica mattina la temperatura era 30� gradi sotto lo zero ed il vento era furioso. Ancora una volta Leonhard salì sulla slitta e cominciò la corsa in condizioni che non sarebbero mai state affrontate a meno che non fosse stata una questione di vita o di morte. Quando arrivò a Dexter's Roadhouse a Golovin i suoi cani si lasciarono cadere nella pista per la stanchezza. Il siero adesso era a 78 miglia da Nome, e la responsabilità� adesso era di Charlie Olson per portarlo alla prossima tappa, Bluff. In totale il team di Seppala aveva percorso l'incredibile distanza di 260 miglia (418 km)!
Charlie Olson, da Golovin a Bluff (25 miglia). Charlie condusse una squadra di sette Alaskan Malamute, il leader era Jack. Charlie aveva lasciato Gunnar Kaasen ad Olson Roadhouse ed aveva viaggiato a Golovin per attendere il siero. Lasciò Golovin alle 3:15 del pomeriggio di domenica con la temperatura a 30� sotto lo zero ed il vento a 40 miglia l'ora. Più volte fu colpito da potenti raffiche che lo scagliarono con la slitta via dalla pista. I cani cominciarono a diventare rigidi per il freddo. Si fermò e coprì ogni cane con delle coperte per non farli gelare, per fare questo dovette sfilarsi i guanti e soffrì terribilmente, come se tanti aghi si conficcassero sulle punte delle sue dita. Purtroppo a due dei suoi cani finì male con il congelamento dell'inguine. Nonostante il temporale, Charlie arrivò ad Olson's Roadhouse a Bluff alle 7.30 di sera dove Gunnar Kaasen attendeva preoccupato per la sorte del suo amico che aveva affrontato il terribile temporale.
Gunnar Kaasen, da Bluff a Nome (52 miglia). Leader del team il cane chiamato Balto. Gunnar fu mandato da Nome a Bluff per aspettare il siero, invece Ed Rohn fu mandato a Pt. Safety. Durante il percorso per portare il siero a Ed Rohn, Gunnar non riusciva a vedere la pista per la tempesta e dovette contare su Balto. Kaasen aveva il presentimento che il temporale potesse andare su tutte le furie, non avrebbe mai scelto Balto per condurre la sua squadra. Anche se Balto era uno dei cani di Seppala, non fu mai considerato come un leader molto buono. Ma Balto provò il suo ardore quando s'immerse nella bufera di neve che ruggiva, ad un certo punto si arrestò per salvare il conducente e la squadra da una morte certa nel fiume di Topkok. Arrivati a Bonanza una terribile raffica di vento travolse la squadra e la slitta si rovesciò. Dopo aver raddrizzato la slitta ed aver districato i cani, Gunnar si accorse che il siero era perduto! Il suo cuore si strinse e preso dalla disperazione cercò il siero freneticamente in ginocchio e a mani nude in mezzo alla neve, lo trovò miracolosamente. Dopo aver attraversato Bonanza coprì le ultime 12 miglia in 80 minuti, arrivando a Safety alle 2.00 della domenica mattina. Ed Rohn stava dormendo e Kaasen decise di non svegliarlo per risparmiare tempo, il peggio della pista era ormai superato ed i cani erano in buone condizioni, così Kaasen intraprese le ultime 21 miglia che lo separavano da Nome. Arrivò alle 5.30 di quella domenica mattina, la città� era salva! Aveva percorso 53 miglia in sette ore e mezza. Il siero arrivò congelato ma senza alcun danno e fu subito usato per arginare l'epidemia. Cinque giorni più tardi l'epidemia era stata definitivamente arrestata. Musher eschimesi, indiani e bianchi portarono il siero nella "Grande Corsa della Misericordia". Le squadre di ricambio avevano sfidato i limiti della resistenza. Il siero passò da mani gelate a mani gelate fino a l'ultima squadra che portò con se la speranza nella città� di Nome. Esausti e quasi gelati dopo 53 miglia di corsa, Kaasen, Balto ed il resto della squadra divennero immediatamente eroi negli Stati Uniti. Il viaggio di 674 miglia era stato fatto in 127 ore e mezza, un record mondiale.
La gloria dei cani fu breve. Sol Lesser, un produttore di film di Hollywood portò i cani a Los Angeles e creò un film di 30 minuti, "la Corsa di Balto a Nome". Kaasen e la sua squadra viaggiarono poi per gli Stati Uniti durante l'estate del 1925. Ma più tardi Balto ed il resto della squadra furono venduti ad un produttore di commedia musicale ignoto. Due anni più tardi, Balto ed i suoi famosi compagni erano diventati attrazioni secondarie. Sembrava che il mondo avesse dimenticato gli "Eroi dell'Alaska". Poi, in visita a Los Angeles, un uomo d'affari di Cleveland, George Kimble, scoprì i cani esposti in un piccolo museo per dieci centesimi e notò che erano malati e maltrattati. Conosceva la storia famosa di Balto e si offese nel vedere questa degradazione. Fece un accordo per acquistare i cani per $2.000 e portarli a Cleveland - ma Kimble aveva soltanto due settimane per raccogliere la somma. La corsa per salvare Balto era cominciata! Fu stabilito un fondo per Balto. Attraverso la nazione, le radio trasmettevano appelli per le donazioni. I titoli dei giornali diedero una spinta per liberare gli eroi. La risposta di Cleveland fu esplosiva. Tantissimi bambini raccolsero secchi di monete; lavoratori delle fabbriche; alberghi, negozi, e visitatori donarono quello che potevano al fondo di Balto. Il Western Reserve Kennel Club diede un notevole contributo finanziario. Le persone avevano risposto generosamente. In soli dieci giorni il fondo di Balto aveva la somma per la liberazione degli eroi!
Il 19 marzo 1927, Balto ed i sei compagni furono portati a Cleveland e furono accolti come eroi in una parata trionfale. I cani furono poi portati allo Zoo di Cleveland per vivere il resto della loro vita in modo dignitoso. Il primo giorno allo Zoo 15.000 persone li visitarono! Balto morì il 14 marzo 1933, all'età� di 11 anni. Il suo corpo fu imbalsamato e si trova tutt'oggi al Museo di Storia Naturale di Cleveland, dove è stato conservato per ricordare la coraggiosa corsa contro la morte.
Ancora oggi nessuno sa dire con certezza a quale razza nordica Balto appartenesse, alcuni dicono che era un Alaskan Malamute, altri dicono che era un Siberian Husky ed altri ancora che era metà� Malamute e metà� lupo. Probabilmente resterà� un mistero per sempre. Per ricordare l'eroica corsa contro la morte ed in memoria dei cani da slitta la cui "resistenza, fedeltà�, coraggio ed intelligenza" salvarono la vita della popolazione di Nome e che percorsero l'Iditarod in soli 5 giorni fu realizzata una statua con le sembianze di Balto che si trova al Central Park di New York ed è la più visitata, ancora oggi, dai turisti e dai bambini.
Balto e gli altri cani della corsa contro il tempo non saranno dimenticati; nel 1995 la Twentieth Century Fox distrubuiva il film animato "Balto", prodotto da Steve Hickner e regia di Simon Wells.

Quindi è vero che Balto non fu il vero protagonista di quella grande corsa contro il tempo, Balto aveva percorso 53 miglia (85,3 km) in una tempesta di neve terrificante e consegnò il siero alla città� di Nome e per questo diventò famoso e gli diedero così tanti riconoscimenti, ma il vero eroe, per chi conosce i veri fatti accaduti, fu Togo ed il team di Leonhard Seppala che percorse 418 km in mezzo alla bufera di neve e sul ghiaccio che rischiava di spaccarsi e che scricchiolava continuamente al passaggio della slitta! Togo aveva ben 12 anni quando guidò il team in mezzo alla bufera! Seppala era stato il proprietario di Balto, ma lui sapeva che il vero eroe ed il vero protagonista della grande corsa fu su tutti Togo, avrebbe voluto più riconoscimenti per il suo "grande" cane e dopo che Togo morì nel 1929 all'età� di 16 anni, Seppala lo fece imbalsamare, oggi Togo si trova al piccolo museo della sede centrale dell'Iditarod a Wasilla.

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Seppala, anni dopo l'impresa di Nome, scrisse: "...Erano diventati eroi mentre tranquillamente continuavano il loro cammino, completamente ignari di occupare i titoli sulla stampa. L'ultimo team portò il siero a Nome alle sei del 2 febbraio del 1925. Era gelato, come io avevo supposto, ma il medico responsabile in Washington ci disse di usarlo egualmente. Ci furono parecchi scandali legati alla "corsa del siero" e molte voci su persone che ne avrebbero fatto commercio. Ma la cosa che più mi disturbava era che il record di Togo fu assegnato a Balto, un cane poco valido, che fu portato alla ribalta e reso immortale. Era più di quanto potessi sopportare quando Balto, il cane della stampa, ricevette per la sua "gloriosa impresa" una statua che lo raffigurava con i colori di Togo e con l'affermazione che lui aveva portato Amundsen a Point Barrow e per una parte del percorso verso il polo, mentre non si era mai allontanato per più di duecento miglia a Nord di Nome! Avendogli attribuito i record di Togo, Balto si affermò come "il più grande leader da corsa d'Alaska" anche se non aveva mai fatto parte di un team vincente! Lo so perchè io ero il padrone ed avevo cresciuto sia Balto che Togo. La "corsa del siero" fu l'ultima corsa a lunga distanza di Togo..." (Seppala Alaskan Dog Rider - Ricker, 1930) .
Bisogna infine sottolineare che all'epoca Seppala aveva venduto Balto e, come è scritto nel libro sulla storia della corsa a Nome, anzi si vergognava per come era finito quel suo cane così famoso. Inoltre, si legge, che in ogni caso quello che Seppala considerava importanti erano solo i risultati e i record ottenuti dai cani. E, su questo, non c'è alcun dubbio che Togo fosse un cane decisamente migliore di Balto. Ma ricordiamoci anche che Balto salvò il suo musher e il suo team da morte certa, salvando anche la sua missione da un sicuro fallimento! Come si vede l'impresa non è stata compiuta nè da un solo cane, nè da un solo uomo, ma da persone e cani diversi che si sono sacrificati per aiutare altre persone. Così scrivendo una delle più belle pagine della storia del Migliore Amico dell'uomo.

Grazie Togo e grazie Balto.

Infine, solo per far capire quanto siano assurde le polemiche basate sulle presunte diverse razze di Togo e Balto, vi riporto questo passo tratto dalla storia di Eva Seely come riportata sul sito del SERAM (www.seram.it):

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Durante le preparazioni per la Spedizione in Antartico dell'Ammiraglio Byrd un gran numero di cani erano stati portati all'allevamento Chinook per selezionare ed addestrare i cani per la spedizione. I sedici cani di Chinook non erano abbastanza per la spedizione e così altri cani furono inviati dal Labrador e dall'Alaska. Fra i cani che arrivarono da Chinook c'era un grande maschio grigio lupo con il mantello spesso ed una bella coda piumata. Il suo nome era Rowdy Of Nome ed era stato portato da "Scotty Allen", un conducente di sleddog famoso da tempo. Allen aveva acquistato Rowdy Of Nome in Alaska, e fu entusiasmato dalla natura gentile del cane che rimase con lui. Lui disse ad Eva Seeley che nella sua vista, Rowdy era il rappresentante ideale per il più grande tipo di cane da slitta d'Alaska. Eva Seeley fu entusiasmata da Rowdy che era molto diverso dai cani che lei aveva visto prima. Rowdy era più grande che un Siberian Husky, pesava approssimativamente 80 libbre (circa 36 Kg). Mentre nell'aspetto era molto simile al lupo ma con un carattere molto dolce.
Quando la Spedizione di Byrd partì, Eva Seeley cominciò a cercare altri esempi di questo tipo di cane da slitta molto più grande, e nell'allevamento Poland Springs di Elizabeth Ricker in Maine, Seeley incontrò un cane chiamato Yukon Jad che era stato importato dallo Yukon in Canada. Dopo l'eroica corsa del siero del 1925 a Nome, Yukon Jad divenne famoso, Leonhard Seppala insieme con la Sig.ra Ricker stava allevando Siberian Husky all'allevamento della Sig.ra Ricker. Seppala era maggiormente interessato ai cani da slitta più piccoli che erano più appropriati per correre, lui diede Yukon Jad ai Seeley. Come Rowdy Of Nome, Jad era un cane grande e forte di colore grigio lupo, i suoi orecchi erano eretti e la sua coda portata sulla schiena come una piuma.
I Seeley trovarono una compagna appropriata per Yukon Jad chiamata Bessie che era stata regalata a loro da Walden. Gli antenati di Bessie erano ignoti, anche se una volta Eva Seeley si riferì a lei come un Groenlandese ("Intervista ad Eva Seeley di Kit Kirby", Alaskan Malamute Annual, 1981). secondo Eva Seeley, il mantello di Bessie era più aspro che un Siberian Husky, e aveva una "testa larga, orecchi eretti, ed un eccellente piede a racchetta da neve" (Intervista ad Eva Seeley di Kit Kirby", Alaskan Malamute Annual, 1981). Bessie fu incrociata con Yukon Jad e nei primi del 1929 la prima cucciolata di Alaskan Malamute di Seeley nacque - quattro cuccioli notevolmente simili tra di loro. Furono chiamati Tugg Of Yukon, Gripp Of Yukon, Finn Of Yukon e Kearsarge Of Yukon.

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Gripp of Yukon è stato un cane fondamentale per la razza. Come si legge, il padre Yukon Jadd era uno dei cani importati dall'Alaska da Seppala dopo la corsa di Nome, anzi, propio uno di quei cani che avavano fatto la famosa Corsa e che facevano parte del team di "Siberian Husky" di Seppala.