La mia vita di cane con i miei amici umani

di Ivana Spelta

...e fu così che presumibilmente... il giorno 10 marzo del 1988, nacqui insieme a altri 4 fratellini, la mia mamma era una cagna randagia, forse abbandonata perché aspettava dei cuccioli, trovò un grande prato ai limiti del parco di una casa e lì partorì.
Due miei fratellini morirono subito, probabilmente per denutrizione, la mia mamma aveva poco latte e io pregai la mia buona stella di non fare la fine dei miei fratellini. Fui esaudita, il 10 aprile, una mano robusta mi prese, poco dopo mi trovai in un altro piccolo giardino di una villetta vicina tra le mani di un ragazzo che quel giorno compiva 15 anni, la mamma di quel ragazzo e il suo papà mi accolsero amorevolmente nella loro casa e finalmente mi nutrirono come si deve per farmi crescere!
La mia mamma vagò disperata in cerca dei suoi cuccioli, anche gli altri le furono portati via, venne davanti al reticolato guaendo e cercandomi, ma ormai ero in buone mani ed ero destinata a far compagnia per molti anni ai miei amici umani.

La mia mamma umana, di nome Ivana, mi dette il nome Billy, pensando che fossi un maschio, ma ero tanto piccola che non si capiva bene quali attributi sessuali avessi, ma a me non importava molto, per noi cani un nome vale l'altro, sappiamo solo che rispondiamo a un certo suono e con quello ci chiamano e ci insegnano tante cose gli umani.
Ero ancora piccolissima e non riuscivo nemmeno a fare il gradino della porta finestra per entrare in casa, le mie zampette entravano nella griglia della bocca di lupo, ma la mia mamma umana e il mio amico ragazzo che si chiama Maurizio, mi aiutavano a mi facevano trascorrere tanto tempo insieme a loro. La mia passione era mordicchiare le ciabatte e fare le buche nel giardino, per questo ero spesso sgridata e qualche volta mi arrivava uno scappellotto per farmi capire che non dovevo farlo.
Così crebbi in fretta, imparai anche molto presto che dovevo fare i miei bisogni in giardino e non in casa, ero molto vivace, affettuosa, saltavo addosso sempre ai miei amici quando arrivavano in casa e anche agli amici dei miei amici, ero velocissima nella corsa e tiravo più che potevo quando mi legavano al guinzaglio perché volevo correre……
Maurizio mi insegnò molte cose, a stare a cuccia a dare la zampina, quando dicevano: “andiamo“, aguzzavo le orecchie e cercavo il guinzaglio nel cassetto perché sapevo che quella parola voleva dire uscire, correre, annusare e a me piaceva moltissimo!
Avevo un udito acutissimo e sentivo quando arrivava qualche auto e parcheggiava fuori dal cancello, riconoscevo il motore delle macchine dei miei amici umani e mi apprestavo davanti alla finestra o alla porta in attesa che arrivassero, poi quando sentivo il suono del citofono allora esplodevo in un abbaiare festoso perché sapevo che dopo poco il suono sarebbero arrivati loro, i miei amici umani, o qualche altra persona che se era ben accetto in casa potevo fare le feste.
Avevo imparato ad abbaiare quando passava qualcuno, perché il mio compito era di fare la guardia e difendere i miei amici da eventuali malintenzionati, ero anche molto gelosa se stavano vicini tra loro e non mi guardavano, facevo di tutto per intrufolarmi e cercare la loro attenzione, ero un po' invadente, lo so, ma a me piaceva essere un al centro delle attenzioni dei miei amici umani.
Poi divenni signorina ed ero pronta per procreare, ma i miei amici non potevano assistermi in una maternità, non avrebbero saputo a chi dare i cuccioli e temevano che i miei eventuali figli avrebbero fatto una brutta fine, come avevo rischiato di farla io. Così decisero di sterilizzarmi, ma non soffrii, non ebbi mai desideri di maternità e la mia vita così a stretto contatto con i miei amici umani mi aveva fatto perdere anche l'istinto delle relazioni con i miei simili, ero curiosa, sì, mi avvicinavo spesso ai reticolati delle ville dove vi erano miei simili che abbaiavano furiosamente, qualche volta ho rischiato che mi morsicassero il naso, se non fosse stato per la mia mamma umana che mi allontanava, avrei perso parte del naso, ma ero molto ingenua!!

Così passarono gli anni, una volta finii anche sotto una macchina, ma fortunatamente me la cavai con una piccola ferita alla zampa e la perdita di un dente, da allora feci un po' più di attenzione alle auto, ma tanto ero sicura che i miei amici umani erano più attenti di me e mi tenevano apposta con quel coso chiamato guinzaglio.
Ogni anno, il giorno presunto del mio compleanno, i miei amici mi facevano trovare un osso buco con delle strane fiammelle sopra e non capivo perché c'era qual fuoco…., forse volevano impedirmi di mangiare?? Mah, gli umani sono strani e comunque diversi da noi che pure siamo i loro migliori amici.
Il mio amico Maurizio giocava a tennis e ogni tanto mi buttava la pallina che io avrei dovuto ridargli, ma non volevo, la tenevo stretta in bocca e il nostro gioco era che lui cercava di prenderla e io invece la volevo tenere, il mio amico Maurizio dormiva molto, soprattutto al sabato e alla domenica e allora la mia mamma umana mi diceva quando era verso mezzogiorno o l'una: “andiamo a svegliare Maurizio“, io salivo le scale di corsa e poi saltavo sul letto di Maurizio, lo leccavo, abbaiavo, addentavo una calza che trovavo sempre ai piedi del letto e mugugnavo movendo la testa avanti e indietro, facendo il più rumore possibile, ma spesso ci voleva un bel dieci minuti prima che il mio amico Maurizio si svegliasse e cominciasse a carezzarmi e a dedicarmi attenzioni.
A volte Maurizio si allontanava per alcune settimane e allora la mia mamma umana mi diceva: “dov'è Maurizio? Vai a cercare Maurizio!“, io andavo davanti alla porta della sua camera, ma sapevo che non c'era, perché non sentivo il suo odore e pensavo tra me e me: “ ma perché mi dice di cercare Maurizio quando anche lei sa che non c'è?“ Mah, come ho detto gli umani sono strani!!
Poi diventai adulta, più tranquilla, trascorrevo molte ore sul divano, molto spesso vicino al mio amico Maurizio, al quale piaceva molto farsi leccare da me, alla sera stavo spesso vicino sul divano alla mia mamma umana.
Quando ormai ero piuttosto vecchia, per due volte mentre ero a passeggio mi sciolsi dal guinzaglio e cominciai a correre, non sapevo dove andavo ma avevo voglia di andare, poi ebbi paura, non vidi i miei amici umani vicino a me, fortunatamente mi ritrovarono e mi ricondussero a casa sgridandomi. Un'altra volta uscii dalla porta della casa di campagna e mi trovai in un prato, non sapevo dove ero e fortunatamente di nuovo la mia mamma umana mi trovò, ero molto spaventata, lei molto arrabbiata, mi prese con forza e io la morsicai, ma era il mio istinto, non capivo più molto e facevo fatica a distinguere quello che era bene fare e quello che era male.

Infine diventai vecchia, mi ammalai, ebbi un'infezione all'utero, ma la mia mamma umana si accorse in tempo e subii un'operazione che superai, nonostante la tarda età, avevo già 15 anni, sono molti per un cane! Però ero stanca, non abbaiavo più, non udivo più nulla e vedevo pochissimo, le ossa mi facevano male e avevo tanta paura di rimanere sola, allora cominciai a ululare, volevo far capire che ero molto stanca che forse il mio compito era terminato, mangiavo, camminavo ancora, ma non ero più in grado di fare le cose che piacciono tanto fare ai cani anche il mio fiuto si era affievolito.
La mia mamma umana e Maurizio mi stavano sempre vicino, dormivo vicino a loro, ma di giorno quando dovevano andare via mi sentivo perduta e allora cominciavo a ululare, sperando di farmi capire che ero stanca di vivere, noi cani non abbiamo il dono della parola ed è difficile farci capire dagli umani.
Diventava ogni giorno più difficile sopportare la vecchiaia e trascorrevo quasi tutto il tempo dormendo, poi un giorno mi accompagnarono in un posto dove avrei finalmente raggiunto il paradiso dei cani e avrei finito di gridare invano la mia sofferenza psichica.

Grazie miei amici umani mi avete regalato una bella e lunga vita e un dolce passaggio nel paradiso dei cani.

Billy

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