IL PICCOLO LEVRIERO ITALIANO
E LA SUA STORIA

A cura di Dorella Goldoni

      


Alcuni ritrovamenti fossili rinvenuti in Egitto testimoniano l'esistenza della razza da circa 5.000 anni.Una vasta documentazione ci prova lo spostamento della razza nell'antica Grecia,presso gli Etruschi e i Romani e , più tardi in ogni parte della nostra penisola. Nel medio Evo la razza fu molto curata per la caccia sportiva e come cane da compagnia. Inoltre il piccolo levriero ha acceso, per le sue armoniche forme, la fantasia di molti artisti a partire dalle ceramiche elleniche, agli arazzi e alle pitture, dove è raffigurato in scene di caccia o in grembo a dame nelle corti di tutta l'Europa. La vasta iconografia dimostra che il piccolo levriero, attraverso i secoli ha mantenuto intatto il proprio tipo e l'eleganza, ma soprattutto la propria taglia. Alla fine dell'800, purtroppo, la razza perse le sue caratteristiche e venne trasformato in un delicato gingillo da salotto. Sistemi di allevamento poco razionali ed un'eccessiva consanguineità lo stavano trasformando in un essere fragile che mostrava chiari segni di nanismo nel cranio a cupola e negli occhi sporgenti. Fu così che questo prezioso cane divenne il giocattolo delle eleganti signore della Belle Epoque e rischiò l'estinzione. Dopo la prima guerra mondiale, 2 allevatori italiani, per evitare la decadenza di questa razza si dedicarono, collaborando con allevamenti esteri, alla rinascita del piccolo levriero, ma con l'avvento della seconda mondiale, questi sforzi si resero vani.Passata la tempesta della guerra altri appassionati si diedero da fare per riportare il piccolo levriero alle sue caratteristiche e finalmente nel 1956 fondarono una società per raggiungere il risanamento di questa antica razza.Ottenuto il riconoscimento ufficiale, il Circolo del Piccolo Levriero italiana, fondato dalla Marchesa Maria Luisa Incontri Della Stufa, famosissima allevatrice con affisso "del Calcione", si riunì a Milano e diede la definizione allo standard della levRette. Dopo qualche anno si ebbero i primi frutti con soggetti con fisico forte e resistente come quello dei loro antenati, conservando la splendida armonia di forme e le accurate cesellature. E da questo punto in poi il piccolo levriero italiano è tornato ad ESISTERE.

Il carattere

Innanzitutto non bisogna farsi ingannare dal nome "levriero" nella consuetudine infatti i levrieri sono visti come cani estremamente riservati, poco estroversi, fino a farli ritenere a torto dei cani stupidi. Il Piccolo Levriero Italiano, non è affatto riservato, anzi è generalmente molto vivace ed espansivo;un ruolo importante nella formazione del carattere riveste il tipo d'educazione, l'ambiente in cui vive il cane e gli stimoli a cui viene sottoposto. Una sintesi meravigliosa del carattere del piccolo è stata scritta da Fiorenzo Fiorone e dice: " una viva intelligenza non disgiunta da simpatica permalosità". Nessuna espressione può essere più efficace, infatti nel corso della vita accanto a questo piccolo amico, non è raro assistere a delle piccole bonarie "vendette". L'ultima cosa da sottolineare è l'estremo bisogno di contatto fisico che ha il piccolo levriero non appena gli è possibile cerca di dormire vicino al corpo dell'umano con cui vive, per non parlare dell'istinto che già da cucciolo lo spinge ad infilarsi sotto le nostre coperte. Scherzi a parte, che proprio per i suoi requisiti di taglia, simpatia e adattabilità alla vita cittadina il piccolo levriero possa guadagnarsi uno spazio maggiore fra chi desideri un cane adatto per la compagnia.

La diffusione della razza

Il piccolo levriero italiano è forse l'unica razza italiana con una diffusione mondiale, nonostante questo si può annoverare fra le razze rare poiché la sua consistenza numerica e' scarsa. Comunque il numero annuale di cuccioli prodotti sta crescendo e questo lascia ben sperare per il futuro così che il grande pubblico si avvicini alla razza attraverso i soggetti in circolazione. Forse il piccolo levriero ha una scarsa diffusione perché è troppo "perfettamente armonico" per attirare le simpatie della maggior parte delle persone, o forse perché si ha di lui un concetto di fragilità, una piccola miniatura pronta a infrangersi scendendo da un sofà. Ma lo sforzo degli allevatori di oggi è proprio quello di creare soggetti, che pur nel rispetto della piccola taglia, siano "veri cani" con i requisiti fondamentali della razza che sono: una costruzione armonica da cane da caccia o meglio da corsa e un carattere consono alle attitudini, cioè equilibrato e per nulla pauroso. Una pratica per migliorare i nostri piccoli levrieri è quella di farli correre in pista, dove meglio si riproducono le condizioni naturali della caccia alla lepre; i cani si divertono molto e sembrano proprio stregati da queste prove. La maggior diffusione della razza spetta senza dubbio alla Francia, anche se vi sono problemi legati alla taglia, che spesso nelle levrette francesi , supera il limite dei 38 cm. Fissato dallo standard, anche i colori non sono sempre puliti e spesso si vedono mantelli che tendono al rosso, mentre lo standard prevede solo il GRIGIO, il NERO e l'ISABELLA. Anche in altri paesi vi sono allevamenti di piccoli levrieri, Svizzera, Germania, Olanda, Belgio, Repubblica Ceca, Norvegia, Svezia ecc. Anche l'Inghilterra ha i suoi allevatori, anche se producono al di fuori dello standard perché ammettono le pezzature bianche così come in America. Ma il problema più grande di questi anni è il movimento e in quasi tutti questi paesi si tende a produrre soggetti che camminano trotterellando e quindi "steppando" in maniera grottesca, non è raro vedere nei ring cani che sbattono le zampette a destra e a sinistra come cavallini da dressage e non come veri atleti. Certo il Piccolo levriero non rischia di estinguersi, ma certo una maggiore diffusione porterebbe indiscutibilmente a migliorarne la qualità.

La situazione in Italia

Una piccola premessa, non sono necessari ampi spazi per possedere un piccolo levriero italiano, basta ricordarsi di portarlo a passeggio e se possibile già in tenera età abituarlo alla corsa, naturalmente non dimenticandosi di darle una giusta preparazione atletica consistente in passeggiate giornaliere a passo allungato e non guasta anche abituarlo al trotto allungato al seguito di una bicicletta. Tutto questo accompagnato da una giusta alimentazione ne farà un vero atleta. Il CIRCOLO DEL PICCOLO LEVRIERO ITALIANO esiste ormai da quarant'anni ed è stato diretto fino al 1990 dalla Marchesa Maria Luisa Incontri Della Stufa, il suo fine è quello di tutelare la razza e di diffonderne l'immagine di cane sportivo e ottimo compagno di vita.


STANDARD DEL PICCOLO LEVRIERO ITALIANO

ORIGINE: italiana
 
CARATTERI GENERALI: Dolicomorfo
Il tronco sta nel quadrato, le sue forme ricordano in miniatura quelle del Greyhound ed in specie quello dello Sloghi esagerandone la finezza e l'eleganza delle linee.
 
TESTA: Dolicefalo
La lunghezza totale può raggiungere i 4/10 dell'altezza al garrese. Cranio e muso di uguale lunghezza. Le direzioni degli assi longitudinali superiori del cranio e del muso sono fra di loro parallele. Depressione naso- frontale pochissimo marcata. Cranio piatto. Pelle liscia e tesa. Regione sottorbitale ben cesellata.
TARTUFO: Pigmentazione scura, meglio se nera.
DENTATURA: Sana e a forbice. Completa.
MUSO: A punta, con margini labiali ben pigmentati in scuro. Labbra sottili e aderenti alla mascella.
OCCHIO: Grande, espressivo, il bulbo oculare né infossato, né sporgente. Iride scura. Margini palpebrali con pigmento scuro.
ORECCHIO: Con inserzione ben in alto, piccolo con cartilagini sottili. L'orecchio è piegato su se stesso e portato indietro sulla nuca e sulla parte superiore del collo, in modo che ne resta scoperto l'interno della sua conca. Nell'attenzione la prima parte dell'orecchio viene eretta e la parte superiore viene tenuta lateralmente in senso orizzontale, posizione che comunemente viene detta "a tetto".
COLLO: La lunghezza è pari alla lunghezza della testa. Con profilo superiore leggermente arcuato e con inserzione al garrese in modo brusco. Asciutto privo di giogaia, a livello della regione delle tiroidi il suo profilo sporge leggermente in avanti.
 
ARTI ANTERIORI
 
SPALLA: Poco obliqua coperta di muscoli netti e salienti.
BRACCIO: Con angolo scapolo-omerale molto ottuso e con direzione parallela al piano mediano del corpo.
AVAMBRACCIO: Ossatura leggerissima è in linea retta verticale di fronte e di profilo. Gomiti ne sporgenti ne rientranti.
METACARPI: Visti di profilo devono essere alquanto flessi. Seguono la linea verticale dell'avambraccio, minimo tessuto sottocutaneo, asciutti.
PIEDI:
Anteriori: piccoli di forma quasi ovali, ricoperti di pelo corto e fitto. Cuscinetti pigmentati scuri. Unghie nere o scure in rapporto al colore del manto e compatibilmente al bianco al piede che è tollerato.
Posteriori: meno ovali degli anteriori e con gli stessi requisiti.
 
CORPO: La lunghezza del tronco è inferiore all'altezza al garrese, o al massimo è pari. Il profilo superiore del dorso è retto e la regione dorso lombare è arcuata. L'arco lombare si fonde armonicamente con la linea della groppa. Il petto è stretto e il costato deve scendere sino al livello del gomito. Il profilo inferiore del ventre è molto retratto. Groppa molto avallata.
 
CODA: Inserita in basso è fine e va affusolandosi fino alla punta, è coperta di pelo raso. Presenta una linea retta nella sua metà anteriore e nella seconda metà una curva al suo margine inferiore. Per misurarne la lunghezza si fa passare la coda fra gli arti posteriore e tirata in alto verso l'anca deve sorpassarla di poco.
 
ARTI POSTERIORI
 
COSCIA: Lunga, asciutta con muscoli nettamente divisi gli uni dagli altri non voluminosa.
GAMBA : con ossatura fine con scanalatura gambale ben evidente e molto inclinata. Garretto e metatarso devono trovarsi sulla verticale sul prolungamento della linea delle natiche.
 
CARATTERISTICHE
 
PELLE E MANTO: Pelle sottile, ben aderente in ogni regione del corpo ad eccezione dei gomiti dove è rilassata.
PELO RASO E FINE: Colori del manto: unicolore, nero, grigio ardesia, isabella in tutte le gradazioni. Tollerato il bianco al petto e ai piedi.
ANDATURA : Elastica ed armonica.
ALTEZZA AL GARRESE: Minima 32, massima 38 cm.
PESO : Massimo 5 kg.


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