Originariamente apparso sul numero - anno I, Marzo 2002 della rivista Passione Cani www.passionecani.com
Era un pomeriggio di novembre e avevo incautamente dimenticato il cellulare acceso. Così, mentre in un'erboristeria spiegavo ad un'esperta di fiori di Bach che no, il setter che era con me, non era né "geloso" né "possessivo ma solo "ansioso", il cellulare squillò. Ecco, ci risiamo, quando non deve suonare suona! Mi feci un po' da parte per rispondere.
- Pronto?
- Pronto, ciao, sono Lidia, avrei un problema… Ho trovato un cane…
Al solito, a dispetto di ciò che comunemente si crede, i cani non li abbandonano solo in luglio e in agosto ma 365 giorni all'anno, i volontari sono sotto pressione quotidianamente e i canili (o rifugi) sono costantemente sovraffollati.
- Dimmi di più, io non posso fare granché, devi parlarne col "capo" ma spiegami sommariamente la situazione. Purtroppo, lo sai anche tu, siamo "pieni" ma… Vediamo che si può fare. Che cane è?
- Un Rottweiler, maschio, trovato in mezzo a un pioppeto, nella golena del Po, l'hanno trovato degli amici guardiacaccia, in un punto isolatissimo dove vanno solo loro e i bracconieri… Il cane è legato ad un pioppo e ha un sacchetto di pane a fianco.
- Un Rottweiler? Dove lo metto un Rottweiler? Maschio anche sì.. Credo andrebbe calcolato un box tutto per lui, non conoscendolo non mi azzarderei, per il momento, a metterlo con altri cani… Ascolta, parlane col "capo", io non credo ci siano grandi prospettive, caso mai lo si può mettere in una pensione economica e poi vedere il da farsi se si libera un box. Mah… è bravo stò cane?
- Sì sembra bravo, ma non si sono avvicinati più di tanto. Ha un occhio malridotto, forse è cieco. Comunque… grazie per le dritte, sì certo, io sono dispostissima a mantenerlo temporaneamente in pensione. Adesso sento il "capo" e vediamo da farsi.
- Ok. Ciao.
Conclusa la telefonata, pagai i miei fiori di Bach (che non sortirono poi alcun effetto sul setter ansioso!) e me ne andai rimuginando sulla telefonata. Dunque, un Rott, un posto isolato in un bosco, una corda, un sacco di pane e un occhio sfregiato: volevo tanto sbagliarmi ma sentivo odore di combattimenti, e di guai. L'indomani, una nuova telefonata da parte di Lidia mi informò che durante la notte i due guardiacaccia, con tanto di fucile spianato, e il "capo" erano tornati nel pioppeto, avevano ritrovato il cane nello stesso punto, l'avevano liberato senza difficoltà e portato in una temporanea "sede staccata" del rifugio. Il cane sembrava socievole e Lidia si sarebbe occupata di portargli da mangiare una volta al giorno.
Io non l'avevo ancora conosciuto ma sapevo che era stato chiamato Cash, che era completamente cieco da un occhio e che era, a detta di molti "un po' maniaco".
Passò un mesetto e il "capo" decise di spostare altri cani nella "sede staccata" per condurre Cash in canile, renderlo ben visibile ai visitatori e maggiori opportunità di adozione. Venne vaccinato, furono necessarie due persone, due museruole, due guinzagli e due collari a strozzo ma alla fine riuscimmo nell'impresa. Cash, che si trasformava in una macchina alla sola vista di altri cani, stava solo, nel suo box, da cui usciva, sempre più scodinzolante e "maniaco" montando quasi ogni gamba gli capitasse a tiro, mostrando una spiccata preferenza nei confronti del "capo", io al contrario, non parevo fortunatamente rientrare nelle sue mire… Sembrava un atteggiamento di dominanza, forse condito da "interessi" secondari, il cane fu fatto vedere di sfuggita ad un addestratore che non rivelò nulla di particolarmente "strano" ma che concordava sulla necessità di portare il cane ad un corso di obbedienza di base. Tutti sapevamo che sarebbe stato impossibile: un canile gestito da volontari non ha grossi fondi a disposizione e, anche qualora Cash avesse potuto frequentare un corso gratuitamente, si poneva l'insormontabile problema del tempo: occorreva una persona, sempre la stessa, tutta per lui e i volontari presi come sono ad arrabattarsi tra la loro vita privata e i problemi del rifugio non sembravano avere spiragli di tempo libero.
Intanto Cash peggiorava, ogni sabato Lidia lo portava a passeggiare in campagna e, inevitabilmente, la si vedeva ogni volta rientrare con il cane aggrappato al gamba. Cash rispettava solo Marco, una ragazzo capitato in canile per caso, sarebbero stati perfetti, cane e padrone, si somigliavano anche: Cash il grosso Rottweiler e Marco il (quasi?) naziskin, alto, massiccio e stra-tatuato. Cash riconosceva in lui un capo da amare, seguire e rispettare e nelle sue mani si trasformava in un docile agnellino. Niente da fare, Marco non l'avrebbe adottato, aveva un altro cane e uno scontro tra i due sarebbe stato inevitabile.
Si sparse la voce che c'era un Rott in canile, in molti venivano a vederlo ma la persona adatta tardava ad arrivare, finalmente un sabato, una famiglia normale, in cerca di un cane normale, venne e si portò via Cash che, in fondo, tanto normale non era. Dopo qualche giorno, gli adottanti ci fecero sapere che andava tutto bene: Cash viveva in giardino, "giocava" spesso col padre e il figlio adolescente, aveva imparato a passeggiare indossando la museruola (indispensabile per evitare la mattanza dei numerosi cagnetti liberi in paese) ma non aveva alcuna iterazione con la "mamma" che lo temeva e lo evitava temendo di trovarsi sola con lui. Cash lo comprese rapidamente: ogni volta che la donna usciva in giardino, il cane le ringhiava minacciosamente impedendole di avanzare e la donna era sempre meno padrona della sua stessa casa. La situazione, di per sé tesa, precipitò alcune sere dopo quando Cash "giocando" col proprietario gli prese una mano e la strinse troppo forte obbligando il pover uomo a correre al pronto soccorso, per ricevere i punti e le cure del caso. L'indomani mattina Cash era di nuovo al canile, nel suo piccolo e angusto box singolo.
Non restava che trovagli un nuovo padrone, Cash stava nel box singolo, usciva durante le pulizie e passeggiava di tanto in tanto con Lidia e Marco ma il suo comportamento non migliorava. Una sera squillò il telefono, era Roberta, sconvolta: quel pomeriggio era stata in canile per occuparsi delle pulizie e del cibo, bene, dopo aver aperto il box di Cash, il cane le si era avvicinato, si era impossessato della sua gamba prima e del suo braccio dopo. Le teneva il braccio, fortunatamente protetto da un giubbotto imbottito, tra i denti. Roberta, che era riuscita a mantenersi calma, aveva risolto la situazione avanzando lentamente verso i salamotti di carne, Cash non accennava a mollare la presa, raggiunto il primo salamotto Roberta lo aprì con la mano libera e lo lanciò lontano, oltre il cancello che divide in due il canile. Il cane, inebriato dall'odore della carne , distolse l'attenzione dal braccio di Roberta e si mise a correre oltre il cancello, la ragazza lo chiuse immediatamente, era andata bene ma era spaventatissima. La voce si sparse rapidamente tra volontari: c'era chi si rifiutava di aprire il suo box e chi sembrava essere indifferente all'accaduto. Fu interpellato il veterinario che si dimostrò concorde ad una riabilitazione comportamentale e ad un' eventuale castrazione che avrebbe potuto avere o non avere qualche effetto benefico sulla sua indole. Purtroppo non c'era nessuno disponibile e "desideroso" di accompagnare Cash ad un corso di addestramento, quanto alla castrazione, dal fondo si levò una voce maschile urlante "-Meglio morto che senza…"
Che altro fare se non rimboccarsi le maniche e trovargli una buona casa alla svelta? Più facile a dirsi che a farsi. Tutte le persone che si mostravano interessate a Cash erano quanto di più inappropiato potesse capitarci: famigliole inesperte con pargoli al seguito, giovani bulletti di periferia e gentaglia di ogni tipo. La situazione precipitò all'improvviso: altra telefonata di Roberta allarmata. No, non si trattava di lei, Umberto stavolta… Un ragazzone alto e muscoloso (felice proprietario di un Malinois, un San Bernardo e un Terranova!) messo alle strette da Cash, per liberarsi dal cane aveva finito per chiudersi, lui, in gabbia!!! Il "capo", questa volta, la prese sul serio: il cane non sarebbe più uscito a passeggio, solo lui gli avrebbe aperto il recinto e via dicendo… Di castrazione non se ne parlava, di psicofarmaci nemmeno ma alla fine accettò, in via del tutto sperimentale, un tentativo di castrazione chimica a base di ormoni. Arrivò il farmaco, costosissimo non scevro di effetti collaterali, e si diede il via all'esperimento: il cane, effettivamente, sembrava più tranquillo, ma nessuno aveva voglia di approfondire quest'impressione. Terminata la scatola di pastiglie non si parlò di proseguimenti né di castrazioni vere e proprie. Eravamo daccapo, con in mano una patata bollente.
Un pomeriggio, passando per caso dal rifugio, fui accolta da due sorrisi smaglianti a cui fecero seguito le parole "collocato Cash" ! Bene, pensai tra me un po' scettica, speriamo tutto ok. Ma sperare non basta: il nuovo padrone di Cash, nel giro di poche ore, aveva dato il meglio di sé rinchiudendo il cane in una specie di mini-recinto confinate con polli e galline. Dopo pochi minuti, il bilancio fu di qualche gallinaceo morto e una mano, messasi in mezzo tra i polli e il Rottweiler, funestamente decorata da punti di sutura. La notte stessa Cash era rientrato in rifugio e da quel giorno in poi sarebbe stato in regime di massima sicurezza: nessuna interazione all'aperto e contatti ridotti al minimo coi volontari. Il "capo" aveva stabilito che lui, soltanto lui, si sarebbe occupato di Cash e aveva escogitato metodi piuttosto originali per farlo. In pratica, attraverso un sistema di scale a pioli appositamente creato, saliva sul tetto del recinto del cane e gli apriva la porta in modo che il cane uscisse dal box ed andasse nel giardinetto del rifugio dove era stata preventivamente posizionata una ciotola piena di leccornie, una volta uscito il cane "capo" si rinchiudeva nel box, lo puliva e infine posizionava un'ulteriore ciotola di cibarie a mo' di esca e poi si riposizionava sul tetto. Quando il cane rientrava, chiudeva la porta e scendeva finalmente dal tetto.
Alcuni volontari, tuttavia, disobbedivano volontariamente agli ordini dati e continuavano a trattare Cash come un qualsiasi ospite del rifugio. Il Rott continuava a manifestare i soliti atteggiamenti di dominanza non ci furono ulteriori "spargimenti" di sangue e tollerò perfino l'intrusione nel suo territorio di una piccola cagnolina meticcia che si era arrampicata e calata lungo la rete per andare a fargli visita. La routine fu improvvisamente interrotta dalla notizia che Cash aveva trovato casa. Sì, il tutto era accaduto un po' per caso. Una coppia di slavi, custodi di un'immensa azienda agricola, erano alla ricerca di un ricerca di un grosso "cane a guardia" da far vivere in cascina. Umm… Cash cane da guardia? Cash lasciato a se stesso in un cortile? I dubbi c'erano ma d'altra parte un tentativo andava pur fatto, meglio di una vita passata in un box angusto. Domandai se i futuri proprietari erano stati informati dell'indole del cane e mi fu detto che sì, sapevano e accettavano, avevano spiegato nel loro paese gli allevatori di razze da utilità tendevano a selezionare cani aggressivi, ne avevano avuto a che fare e sapevano come trattarli.
Cash gli fu portato una domenica mattina, non appena lasciato libero nell'aia si dimostrò un eccellente esecutore di piccioni molesti: i due lo guardarono sgomenti ma decisero di tenerselo, "nonostante tutto". Passò qualche settimana, le cose, da notizie riportate, sembravano andare per il meglio ma poi, di punto in bianco, rividi Cash fare capolino dal suo solito box del canile. Che aveva combinato stavolta? Altro morso, un gioco culminato con un morso di quelli seri. Che fare adesso? La parola eutanasia circolava sempre più insistente… Occorreva risolvere il problema nel minor tempo possibile. Roberta, la prima vittima di Cash, scrisse ad alcuni giornali e preparò volantini con una foto di Cash e una breve descrizione dei suo problemi e delle sue esigenze: non vi era in città alcun ambulatorio veterinario o negozio di animali che fosse privo del volantino. Niente… Niente di niente…La notizia era stata sparsa con cura ma le soluzioni tardavano ad arrivare. Intrapresi nuovamente una campagna in favore della terapia comportamentale: "facciamo vedere il cane ad un comportamentista o per lo meno ad un addestratore in gamba, ad un allevatore che ne capisca". Il capo era scettico, non si decideva, non credeva che la terapia comportamentale potesse offrire molte chances.
Un'amica di Torino venne a vedere il cane, forse conosceva una persona, abituata a Rottweiler problematici, che sarebbe potuta essere adatta a Cash ma alla fine non se ne fece nulla. Nel frattempo, lavorando dietro le quinte, Roberta aveva preso accordi con un allevatore e addestratore di Rottweiler per fargli valutare il cane e fissò un appuntamento. Il capo ne fu "informato", si decise finalmente ad accettare la sfida, carico il cane in macchina e si diresse verso l'allevamento. L'addestratore gli mise il guinzaglio e subito Cash mostro il peggio di sé, dopo un paio di correzioni (energiche ma incruente) il cane si era già trasformato: faceva il "seduto", andava più o meno al passo e fremeva in attesi di ricevere ordini dal suo "capobranco". Fu poi il turno del "capo", prese il cane al guinzaglio e l'addestratore gli fece ripetere gli stessi esercizi spiegandogli come doveva rapportarsi al cane. Se la prima seduta ebbe risultati solo "discreti", le successive dimostrarono che Cash aveva il potenziale per trasformarsi un "cane per bene": secondo l'addestratore occorreva far "lavorare" e trovargli un proprietario che sapesse correttamente relazionarsi con lui. Facile a dirsi, un po' meno a farsi ma riuscimmo nell'impresa.
Un giornalino sui programmi televisivi (ebbene sì!! Niente di più distante dalla cinofilia) aveva pubblicato la storia di Cash: arrivavano chiamate da tutta Italia. Il "capo" inizio a scremarle con cura: "Lecce? Umm no.. Troppo lontano"; "Questo tizio? No non mi ispira…"; "No la signora non è adatta" e via dicendo. Restava una persona, una donna, in Veneto, che già possedeva una femmina di Rottweiler. Qualche colloquio telefonico e poi via, Cash e il "capo" sfrecciavano lungo le autostrade a bordo di una vecchia station wagon. Tutto a posto? Quasi: Cash mise subito in crisi anche la "nuova mamma" che dopo pochi giorni chiamo per riportarci in cane e il "capo" si offrì di andarlo a riprendere ma una volta là riuscì a convincerla a fare altri tentativi, a portare Cash in un campo di addestramento e così via. La vecchia station Wagon fece ritorno vuota, Cash aveva trovato casa e questa volta per sempre.
E' passato quasi un anno e le notizie che di tanto in tanto ci arrivano sono positive: Cash è un buon cane, va d'accordo con la Rottweilerina e prosegue l'addestramento. . Chissà, forse Cash era stato legato nel bosco perché coinvolto in un giro di combattimenti o forse, più semplicemente, era diventato ingestibile per colpa del suo stesso padrone. Una storia a lieto fine dunque, una storia che vuole essere testimonianza di come non sia impossibile, con metodi e strumenti opportuni, recuperare un cane problematico