Birba

STORIA VERA DI CAPODANNO CON MISTERO

Il periodo festivo di fine anno è ricco, fra le altre chiassose
manifestazioni di allegria consumistica, di proposte cinematografiche che
fanno riempire le sale dell'occidente di spettatori non sempre ansiosi di
vivere la duplice esperienza divertimento-cultura ma, soprattutto, quella,
fondamentale, dell'evasione. Chi lavora nelle sale cinematografiche come
tecnico, addetto alla sala, cassiere ed altro, lo sa bene: i giorni di festa
sono i più densi di impegni. Così è sempre stato per me e lo è stato anche
durante queste feste per il ciclo di film che un mio amico ed io, in
collaborazione con una locale azienda autonoma di soggiorno e turismo,
abbiamo selezionato e stiamo proponendo in quella località turistica. Io,
oltre che programmatore, curo la parte tecnica della proiezione essendo,
quella del proiezionista, una delle mie più "antiche" passioni. Ma tutto il
cinema, comunque, fa parte dei miai "amori"  per me, in fondo, lavorare
durante le feste non è mai costato tanto, se è per...la settima arte.
La sera di venerdì 27 dicembre, pertanto, nulla mia avrebbe fatto presagire
che l'avrei ricordata per tutta la vita e che mi avrebbe portato nel cuore
stesso di un dolore che sapevo vicino, in ogni caso, ma che non avrei mai
immaginato presentarmisi nel modo che il destino ha voluto...
Al termine della doppia proiezione de "Il Pianeta del Tesoro", ultimo
cartoon della Disney, mi appresto a ritornare a casa. In auto, sul sedile
posteriore, c'è Birba, il cane diciottenne che per me è stato, nel senso più
intenso e "sentimentale" del termine, quel *fratello* che non ho mai avuto.
E' debole da tempo, malato negli arti posteriori che una penosa forma di
artrite rende quasi del tutto insensibili, pesanti, scoordinati, tanto da
costringerlo a trascinarseli dietro con scarsissima stabilità sulle quattro
zampe. Inoltre, ha perso da tempo quasi ogni direzionalità d'udito, la vista
è ridotta a non so quale confusa sequenza di ombre e l'lfatto non dà più
segno di usarlo da almeno un paio d'anni... Ma, Birba, amava stare con me.
Lo è sempre stato e lo voleva ancora...almeno fino a quella sera... Se
dovessi raccontarvi quante esperienze abbiamo trascorso insieme nei diciotto
anni e mezzo della nostra "fratellanza", non finirei più, anche perchè è
molto spiacevole dilungarsi troppo su una tastiera, alle sei del mattino,
con le lacrime che offuscano la vista ed avvolgono il cuore in una cappa di
oppressione...Ma potete immaginarlo. Dirò solo che si trattava di un
connubio fra un'anima umana e quella di un "semplice" cane meticcio fatto di
tutto quanto la vita ed il sogno possono regalare ad un uomo ed un cane, su
questa terra. Ogni volta che provo a ricordare meglio, sto davvero male,
scusatemi...

Comunque...quella sera, verso le 23.00 salgo in auto e Birba mi "saluta"
alzando un po' la testa dalla posizione accovacciata in cui spessissimo, si
ritirava dalla vita rimandoci aggrappato, fino a quel momento, solo per
stare il più possibile con me.
Prima di andare a casa, decido "malauguratamente" di recarmi nottetempo
nell'edificio che i miei amici dell'associazione ed io stiamo costruendo in
un bosco per farne un centro di attività, ricerche, incontri ed altro
ancora. Per me, sarà anche la mia prossima casa, quella in cui mi
trasferirò, con la mia famiglia, nei primi quattro mesi del 2003.
Quella sera, dovevo controllare alcuni lavori fatti durante la giornata ed
essendo stato difficile salirvi di giorno, ho riservato, come già detto,
quell'orario notturno a simile incombenza.
Salito alla casa, nel buio nella notte, in mezzo a nubi basse, pioggia e
clima molto umido, fermo l'auto nel piazzale sotto l'ingresso, scendo
e...facio scendere, come sempre, Birba. Lui è abituato a gironzolare lì
vicino nel raggio di pochi metri e, poi, ad aspettarmi accanto alla macchina
finchè non torno. Lo vedo procedere incerto e barcollante, come ormai
succedeva da mesi, ma nulla mi fa presagire nulla.
Salgo in casa ed effettuo un giro di controllo della durata di circa dieci
minuti. Quando scendo...Birba non c'è più.

Penso che ancora non si sia  deciso a tornare o che si sia fermato da
qualche parte, nei paraggi dell'auto come altre volte ha fatto.
Da quel momento, è iniziato per me un "calvario" che, pur essendo durato
solo due giorni, mi è sembrato eterno...Birba era scomparso.
Quella notte, con una torcia elettrica mezza scarica, nella nebbia, nel
freddo e nella pioggia, ho cercato, cercato, cercato per ore in ogni
possibile direzione. Mi sono sgolato e sfiatato a forza di chiamare con il
glassico fischio con cui richiamavo, da sempre, Birba. Ho percorso il bosco
in lungo ed in largo, anche in alcuni tratti (quelli accessibili) della
scarpata in forte pendenza su cui si affaccia la casa e, praticamente, tutti
i sentieri o le vie di accesso alla stessa. Birba non si ritrova.
Torno a casa mia sfinito anche se la stanchezza fisica è nulla in confronto
di ciò che provo "dentro". Naturalmente non dormo un solo minuto e, se provo
ad appisolarmi, mi si presentano alla mente immagini crudeli o di sadica
speranza.
Il giorno dopo, sabato, sono di nuovo sul posto alle prime luci dell'alba.
Piove ancora, tutto è molto umido, quasi a sottolineare la tristezza
infernale di quei momenti...Dalle 8.00 circa a mezzogiorno è tutto un
percorrere sentieri, un chiamare, uno scrutare anfratti, scarpate, crepacci.
NIENTE. Non un guaito, un gemito, un segno...Tutto è assolutamente,
crudelmente, "normale". Direte: "Non hai guardato bene...". Stento a
crederlo e, se foste stati con me, ne converreste.
Il pomeriggio, ho "mobilitato" tre miei amici, i quali, generosissimi e
gentilissimi, si sono prestati anch'essi a "battere a tappeto" tutta la zona
circostante (anche di molto) la casa.
Razionalmente, sapevo che Birba non avrebbe potuto allontanarsi tanto: la
condizione delle sue gambe e dei suoi sensi di orientamento era tale che non
dovete asolutamente immaginarlo come un cane "normale", nemmeno molto
approssimativamente... Ma che dovevamo fare? Sembrava letteralmente
scomparso, in quei dieci, maledetti minuti che io ero stato nella casa...
NULLA: Birba non si trova, non si trova il suo corpo nelle scarpate, ai
piedi di qualche albero, negli anfratti che poteva raggiungere nelle sue
condizioni, negli angoli più nascosti del cantiere...insomma, in *nessun
posto*...
Dopo qualche ora di ricerca, torniamo sconsolati a valle e, fra i miei
amici, altri che sono rimasti ad attenderci ed io stesso, comincia ad
affaciarsi un'ipotesi... "fantastica": e se...Birba *avesse voluto*
sparire?.... Se si fosse ritirato in qualche angolo a morire? Se avesse
deciso che non voleva più essermi d'impaccio e che le sue menomazioni lo
limitavano troppo nella sua condivisione di vita con me (era diventato
incontinente e creava non pochi disagi in casa), tanto da umiliarlo e non
farlo più sentire, in nulla, come dovrebbe sentirsi un cane?...Se,
insomma...AVESSE SCELTO?...
*Con la morte nel cuore* mi sono ricordato che, proprio la mattina del
giorno in cui lo perdetti, era rimasto incastrato fra lo schienale del mio
posto di guida ed il sedile posteriore, incapace di rialzarsi. Si era messo
a guaire penosamente. Io avevo fermato l'auto e l'avevo tirato su con un
moto di impazienza, quasi rimproverandolo...QUANTO MI PENTO!... Quel guaito,
però, aveva delle tonalità che non avevo mai sentito, sembrava un ululato
straziante...Pochi minuti dopo, una sua zampa era andata ad incastrarsi fra
la portiera ed il sedile e rimase lì così, incapace di muoversi, per
un'altra buona mezz'ora, mentre io ero intento a governare la mia cavalla
nel suo box. Me ne sono accorto rientrando in auto. Birba aveva sopportato
il disagio in silenzio...
Quello che voglio dire è che, forse, Birba ha *sentito* che non poteva più
andare avanti così ed aha deciso, quella stessa mattina, di porre fine a
questa situazione alla prima occasione.

Ma c'è anche la storia di questa domenica da poco conclusasi: al mattino
presto, altra "rastrellata" del bosco, io e quattro amici miei (che
ringrazio di nuovo di cuore). Come spiegarvi la meticolostà delle nostre
ricerche?...Abbiamo guardato praticamente dappertutto, anche se capisco che
un bosco può sempre riservare nascondigli introvabili, "punti morti", ecc...
ma in tutto quel SILENZIO, nell'aria greve e pesante di apparente
indifferenza che rispondeva ai nostri ripetuti richiami, i miei amici ed io
sentivamo, sempre di più, i segni di una...decisione meravigliosa,
commovente, nobile e di una dignità quale gli esseri umani possono raramente
raggiungere...
Le ricerche sono terminate dopo mezzogiorno. Siamo tornati un'altra volta a
valle, io ed i miei amici, nell'auto senza cane...
Pomeriggio di telefonate ai canili, già proiettato verso l'adozione di un
trovatello, un nuovo amico che mi facesse dimenticare il vuoto enorme
lasciatomi da Birba. La mia bimba mi ha accompagnato entusiasta nei canili e
credo che, molto presto, avrò una nuova, "grande anima" al mio fianco...
Sento l'euforia di una nuova "fratellanza" che sta per giungere nella mia
vita e, allo stesso tempo, un vuoto che non so se potete immaginare: è
troppo brutto, troppo penoso, troppo triste...
Scusate, mi sto facendo piagnucoloso e mi dispiace. Non dormo da due giorni
e non mangio quasi nulla. Ma non m'importa. La vita riprenderà perchè è
giusto che sia così.
Ma penso a Birba, a quella *strana* "scomparsa"...e, più ci penso, più mi
sembra "logico" che l'abbia voluta lui, che, come dicevo, *abbia
scelto*...Ed abbia scelto incredibilmente bene: nessun veterinario con
fredde, crudeli iniezioni (cosa che stavo pensando, pur con grande
dispiacere di fare, prima o poi, ma quando?...era un tormento anche prendere
questa decisione, per me...); nessun lento spegnersi su pavimenti, in cucce
o su divani, mentre, tutto attorno, qualcuno avrebbe pianto...Niente di
tutto questo. Solo...uno "sparire", un "consegnarsi alla terra", là dove lui
sapeva che stavo per andare a vivere, forse per inglobarsi nella terra egli
stesso e starmi, in un modo nuovo, vicino per gli anni a venire...

Questa notte, dopo aver proiettato un film che non è riuscito a farmi ridere
("La leggenda di Al, John e Jack"), sono tornato, "irrazionalmente", alla
casa, nel bosco immerso nel buio ma al cospetto di un cielo limpido e
grandemente stellato. Ho parlato a Birba e l'ho fatto a voce alta. Ciò che
ci siamo detti lo sanno gli alberi, lo sanno le rocce e, forse, anzi, ne
sono certo, lo sa anche Birba.
Scusatemi ancora. Non riesco più a scrivere.

Antonio

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