Subject: Cane del canile – La volta che io ho detto no.
From: "Denis Ferretti"
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Date: Sun, 24 Feb 2002 23:19:28 +0100
Dopo la storia di Amedeo, per par-condicio, racconto anche l’esperienza non
proprio positiva del primo approccio col canile.
Era il 1990, avevo vent’anni, una bastardina di 9 anni e tanta voglia di un
cane grosso. I miei genitori facevano molta resistenza, ma era arrivato
finalmente il giorno in cui tutti i soliti pretesti restavano senza alcun
fondamento:
1) Come facciamo per le ferie? (Da anni non andavo più in ferie con loro e
ognuno di noi poteva andare in vacanza in periodi diversi);
2) Quando sarai maggiorenne potrai decidere. Adesso decidiamo noi. (Non so
se se ne erano accorti… ma ero maggiorenne da due anni).
3) Quando avrai un lavoro e guadagnerai potrai decidere come spendere o
buttare i tuoi soldi. (Avevo finalmente un lavoro: era solo un part-time ma
bastava a pagarmi gli studi e il veterinario);
4) Abbiamo già la Isi, due cani non è possibile. - Ma come?? E quando
avevamo anche Dick? - Abitavamo in campagna. - E allora vado a vivere in
campagna da solo! Cioè con la Isi e con l’altro cane. - E va bene,
parliamone.
In realtà anche a mio padre sarebbe piaciuto tanto un cane grande. Ma non
era disposto a nessun sacrificio per la sua gestione. Non era disposto a
portarselo in ferie, altrimenti non sarebbero state ferie. A portarlo in
giro se non quando ne aveva voglia. A preparargli il cibo, a spazzolarlo
regolarmente…. Insomma gli piaceva solo per giocarci o per farsi vedere in
giro con un cane maestoso o per ricevere complimenti per la bellezza e per l
’educazione del cane. Educato da me, ovviamente.
A me sarebbe piaciuto un cane da caccia, che nella casa in cui abitavo non
avrebbe dato problemi. Un cane buono, da portare con me ovunque, da poter
lasciare libero tra la gente. Mi piacevano i setter irlandesi e gordon, i
golden retriever (prima del boom) e i dalmati, (prima del film). Mi piaceva
anche il grand bleu de gascogne, e tutti i segugi francesi di grande taglia,
razze rarissime, per lo più introvabili. Mio padre invece voleva un cane da
guardia. Per lui non aveva senso prendere un cane da caccia senza portarlo a
caccia. Anche il dalmata pagava lo scotto di una taglia ingiustificatamente
grande nell’opinione del babbo. A cosa serve un cane così grande se non fa
la guardia? Se prendo un cane voglio avere la sicurezza che in casa mia in
mia assenza non entra nessuno.
Mia madre invece avanzava l’idea che, se comunque un cane era già
sufficiente, tuttalpiù si poteva prenderne un altro piccolo, che non dà
problemi e lo porti dovunque, anzi…. Perché non aspettare che non ci sia più
l’altra? Ci provava sempre.
Alla luce di queste divisioni interne abbiamo preso in considerazione tutte
le alternative. Anche quella del canile. Il mio vicino di casa ci aveva
segnalato un canile, dove i cani venivano tenuti molto bene e dove potevamo
andare senza timore di vedere cose che non avremmo gradito. Era, seppur in
assetto diverso, lo stesso canile dove quattro anni più tardi avrei iniziato
a fare volontariato ininterrottamente fino ad adesso. Così partimmo un
pomeriggio, famiglia al completo, per valutare la cosa.
- Ci interessa un cucciolo….
Come per tanti novizi, l’idea del cane adulto viene scartata a priori. Un po
’ c’era il problema di farlo accettare all’altra femmina, un po’ perché si
credeva che un cucciolo si abituasse meglio.
- Di cuccioli non ne abbiamo…. Se volete abbiamo dei cuccioloni….. guardi… c
’è questo che adesso stiamo curando…. Ha un fungo… ma guarisce….
- Si attacca? Sa perché abbiamo anche un altro cane?
- Maschio o femmina.
- Una femmina. Bastardina di nove anni.
- Femmina? A ma allora bisognerà sterilizzarla! E’ sterilizzata?
- No… ma ha già nove anni… Comunque basta fare un po’ d’attenzione. Del
resto è impossibile non accorgersi quando una femmina va in calore…. C’è una
settimana di tempo prima che sia feconda
- No, no guardi… può rimanere incinta dal primo al venticinquesimo giorno.
Non c’è da fidarsi. Comunque non si preoccupi io ho sterilizzato anche delle
femmine di dieci anni, senza problemi. Gliela faccio sterilizzare io.
Nel frattempo il bastandone fungato (bruttissimo, porello), si aggirava per
l’ufficio spisciazzando contro la scrivania, contro gli stipiti delle porte
senza che nessuno facesse una piega….. che se l’avesse fatto un mio cane,
apriti cielo!!…. Infatti mia madre aveva un’espressione stravolta: Boh..
almeno sgridatelo, mandatelo fuori. Invece niente. I cani fuori facevano un
fracasso infernale, abbaiando ininterrottamente….. e questa volta era il
babbo ad essere preoccupato:
- ma fanno sempre tutto questo baccano?
- Da che mondo è mondo i cani abbaiano.
- Anche la mia abbaia…. Ma con un richiamo smette.
- Qua non ci facciamo caso… Non possiamo metterci a richiamare tutti i cani
che abbaiano…
- Già.
Intervengo io.
- Infatti era anche per questo che volevo un cucciolo. Ma se non ne avete….
Che altri cani mi può consigliare?
- Ci sono questi due… questo però si è ambientato da poco…. All’inizio era
molto aggressivo. Adesso si è trovato bene con i compagni di recinto e ho
paura che, cambiandogli ambiente ritorni a dare problemi. Glielo do se ne
prende due. Altrimenti c’è questo. E’ di razza è un cane da caccia. E’ uno
jagdterrier.
- Mio padre lo vuole da guardia. Volevo tipo… un lupo/pastore belga….. un
cane addestrabile. Ma gli adulti imparano qualcosa? Si affezionano
comunque?
- Siiiiiiiiii ceeerto!!! Io ne ho cinque, tutti presi al canile, sono
favolosi. Li tengo tutti in appartamento.
- E fuori? ….. Se li lascia liberi senza guinzaglio, non scappano?
- Beh, mi scusi….. ma io i cani senza guinzaglio non li lascio!
- Noi abbiamo della terra in montagna, ci piace andare a funghi… qualche
volta il cane ci segue…. Certo che un cane che non risponde al richiamo… :-(
- No, guardi…. È che io purtroppo di cose brutte ne ho viste tante, ma tante
che… ho troppa paura… ci sono tanti pericoli. Il cane deve stare in un luogo
recintato. Oppure al guinzaglio. Voi avete il giardino recintato? Ma è alta
la rete? Che non scappi… perché sa…. saltano.
- Ma si abituano alla pulizia? Sporcano in casa?
- Ah beh, quando scappa, scappa. Se li portate fuori spesso ne raccoglierete
qualcuna in meno
- I suoi quindi non li ha abituati alla pulizia???
- Cosa vuol dire “abituati”? I cani non sono gatti…. Se sporcano si pulisce.
D’altronde se si prende un animale……bla, bla, bla…..
Io e i miei genitori ci siamo guardati, leggendoci reciprocamente negli
occhi la convinzione che non avremmo di certo preso nessun cane al canile.
Il mio vicino aveva ragione. Il canile era tenuto benissimo, molto pulito,
con recinti spaziosi e cani ben tenuti. Ma parlando con i volontari avevo
capito che loro avevano un modo completamente diverso di intendere il cane
rispetto a me. Per loro i cani erano solo creature indifese, da proteggere,
da accudire, da curare, ma non era legittimo né democratico costringere un
povero animale che non può controbattere a fare quello che vogliamo noi. A
mettersi seduto, a trattenere i bisogni, a non abbaiare. I cani devono
essere liberi di fare quello che vogliono negli spazi in cui li costringiamo
al solo scopo di proteggerli. Perché i cani lasciati liberi scappano lontano
e vanno in pericolo. Per fortuna queste cose ad Amedeo non gliele hanno
dette e oggi si sarà fatto una ventina di kilometri come minimo correndo all
’impazzata nei campi rigorosamente non recintati.
Dunque il cane del canile era stato escluso a priori. E dovevo combinare le
mie esigenze con quelle del babbo.
Escludendo le razze amputate, che non avrei mai preso, le razze più adatte
finivano per essere il pastore belga e il pastore tedesco, razze molto
addestrabili che avrei potuto controllare. Ma il caso volle che il
famigerato genitore si ricordasse di essere stato, negli anni settanta in
vacanza a Scanno e in altre sperdute località abruzzesi dove era rimasto
affascinato da enormi cani bianchi, che io guardavo con sospetto e
diffidenza.
Fin da bambino, mi raccontava delle qualità sul lavoro dei pastori
abruzzesi, e mi ripeteva gli aneddoti a lui narrati dai pastori, in cui
questi cani si erano resi protagonisti di imprese epiche salvando la vita ai
loro padroni, difendendo greggi e proprietà, ritrovando strade e
preannunciando pericoli. Io rimanevo dell’idea che era un cane molto
difficile da gestire nella nostra realtà. Un cane che doveva stare libero,
vivere in un ambiente pieno di stimoli che permettesse di dare sfogo alla
sua iniziativa. E nello stesso tempo non si poteva mettere a repentaglio l’
incolumità di vicini incauti nei confronti dei quali questo tipo di cane
avrebbe potuto essere pericoloso.
Questi cani mi piacevano e mi affascinavano, ma mi piacevano nel loro
ambiente. A casa mia sarebbe stato duro farli vivere decentemente. E poi
avrei dovuto rinunciare all’obbedienza, al jogging col cane…. Insomma avevo
in mente un’altra cosa. Ma il babbo aveva un sogno….. un sogno che teneva
nel cassetto da tanti anni e che non aveva mai rivelato esplicitamente
perché avrebbe significato fomentare ancora di più le mie richieste di un
secondo cane. Un giorno mi fece salire in macchina per portarmi a vedere una
cucciolata presso il figlio di un suo ex collega.
La cucciolata era in una casa di campagna, dove questo personaggio teneva
una decina di femmine, tra cui la mamma della Tessa. Morfologicamente non
erano un gran che. Anche l’ambiente non era proprio l’ideale per far
crescere un cucciolo. Troppo isolato. Ma sono cani che anche in condizioni
naturali non crescono in famiglia sotto l’albero di Natale e, comunque, la
cucciola sarebbe stata presa a un’età ancora aperta alla socializzazione. L’
allevatore è comunque stato sincero. Mi ha detto di scordarmi pure le expo.
Le fattrici erano tutte Lir, acquistate direttamente dai pastori. Lo
Stallone era un cane da expo, conosciuto e titolato. Mi ha sconsigliato il
maschio, essendo il mio primo maremmano-abruzzese. Ha dimostrato di
conoscere molto bene la razza e mi ha messo in guardia anche sui lati più
discutibili del carattere. Il prezzo era veramente stracciato e avevo la
prima scelta. Certo avrei preferito un cane più tipico, ma d’altronde mio
padre non era favorevole a spendere una cifra stratosferica per un cane… e
tutto sommato non era poi così male…. Era una cucciola e chissà come sarebbe
diventata. Magari poteva assomigliare più al padre che alla madre.
Soprattutto sapevo che dovevo cogliere l’attimo, perché i miei genitori da
lì a poche settimane avrebbero potuto tornare sui loro passi. “Sentiamo cosa
dice la mamma”, ho detto. Ora…. Se c’è una donna che è capace di far visita
a un allevamento e prendere in braccio un cucciolo di maremmano-abruzzese
senza portarselo a casa, alzi la mano.
La Tessa è divenuta una cagnona bruttarella per i canoni della sua razza, ma
con un carattere tipicissimo, da vero pastore doc. Ha evidenziato tutti i
possibili problemi che avevo ipotizzato: aggressività verso gli estranei,
perdite di pelo da guinnes dei primati, insubordinazione, ribellione,
contestazione, diffidenza nei confronti delle novità, intolleranza alla
città. E’ stato un cane veramente impegnativo, che non ho mai potuto
affidare a nessuno, che mi ha costretto a convertire il jogging nel parco
dietro casa in gite solitarie per sentieri di montagna, ad alzarmi alle sei
di mattina per poterla lasciare senza l’aborrito guinzaglio, che capiva ma
non obbediva o obbediva anticipando i comandi. Mia madre non aveva la benché
minima autorità su di lei. Mio padre, come previsto, ha gettato la spugna
subito per quanto riguarda la sua educazione, ma nell’età matura si è
ritrovato il cane che aveva conosciuto sulle montagne abruzzesi. Saggio,
cosciente, che sa sempre ciò che deve fare, senza che nessuno glielo chieda.
Chi ha dovuto scornarsi col suo carattere sono stato io. E il suo carattere
l’ho scoperto e imparato ad apprezzare giorno per giorno. Un cane che non
accetta imposizioni. Dovevo guardare il mondo con i suoi occhi, per poter in
qualche modo interferire con le sue decisioni. Se volevo che facesse
qualcosa, dovevo pensare con la sua testa. Perché dovrei fare questo? E
allora te lo chiedi veramente…. Perché faccio fare questo al cane? E se
invece facesse in questo modo a lei più congeniale? Un rapporto unico,
difficile da spiegare a parole. In ogni caso, grazie a lei ho rivoluzionato
il mio modo di intendere il rapporto-cane padrone.
Oggi paradossalmente le parti si sono invertite: mio padre pensa che il
maremmano-abruzzese è indubbiamente un cane bellissimo e affascinante, ma
che sta bene nel “suo ambiente” ed è troppo impegnativo in un quartiere
residenziale. Molto più comoda la bolognese che lo segue ovunque, anche nel
suo lavoro di giardiniere. E non si deve preoccupare se qualcuno vuole
accarezzarla, né tanto meno se qualche passante dovesse mettere mano sui
suoi attrezzi da lavoro.
Io, invece, ogni volta che vedo un pastore abruzzese ho il magone, e sento
che prima o poi dovrà tornare a far parte della mia vita. Dovessi piantare
il lavoro e scappare dalla città....
Denis